Dai discorsi di sant’Agostino, vescovo
Costruzione e dedicazione del tempio di Dio in noi
La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo mondo e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli. La casa, o meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, invece, avviene nella gioia.
Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo. Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti. Quando vengono catechizzati, battezzati, formati sono come sgrossati, squadrati, levigati fra le mani degli artigiani e dei costruttori.
Non diventano casa di Dio se non quando sono uniti insieme dalla carità. Questi legni e queste pietre se non aderissero tra loro con un certo ordine, se non si connettessero armonicamente, se collegandosi a vicenda in un certo nodo non si amassero, nessuno entrerebbe in questa casa. Infatti quando vedi in qualche costruzione pietre e legni ben connessi tu entri sicuro, non hai paura di un crollo.
Volendo dunque Cristo Signore entrare e abitare in noi, diceva, quasi nell’atto di costruire: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri” (Gv 13,34). Ha detto: “Vi do un comandamento nuovo”. Eravate infatti invecchiati, non mi costruivate ancora una casa, giacevate nelle vostre macerie. Perciò, per liberarvi dal disfacimento delle vostre macerie, amatevi gli uni gli altri.
Consideri dunque la vostra carità che questa casa è ancora in costruzione su tutta la terra, come è stato predetto e promesso. Quando si stava edificando il tempio dopo l’esilio, com’è scritto in un salmo, si diceva: Cantate al Signore un canto nuovo: cantate al Signore da tutta la terra (cfr. Sal 149,1). Quel che qui è detto “canto nuovo”, è chiamato dal Signore “comandamento nuovo”. Qual è infatti la caratteristica del canto nuovo se non l’amore nuovo? Cantare è di chi ama. La voce i questo cantore è fervore di santo amore.
Dunque, quanto qui vediamo fatto materialmente nei muri, sia fatto spiritualmente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si compia nei vostri corpi per opera della grazia di Dio.
Anzitutto perciò ringraziamo il Signore nostro Dio, da cui viene ogni buon regalo e ogni dopo perfetto; rendiamo lode alla sua bontà con tutto l’ardore de cuore, perché ha eccitato l’animo dei suoi fedeli alla costruzione di questa casa di orazione, ne ha stimolato l’amore, ha prestato l’aiuto; ha ispirato a volere coloro che ancora non volevano, ha aiutato gli sforzi della buona volontà perché passassero all’azione; per questo è Dio stesso che ha cominciato e portato a termine tutto questo, egli “che suscita” nei suoi “il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” Fil 2,13).